Previsioni meteo, istruzioni per l’uso

neve

Il calendario corre, l‘inverno incombe, a quanto pare anche dal punto di vista climatico, il mondo dei fruitori meteo si triplica fino al tutto esaurito e intanto le casse acustiche di diversi siti web, hanno già iniziato a sparare alto, 20 mila watt di proclami, servendosi di mani che danno e poi tolgono, bocche che dicono e poi smentiscono, insomma la solita pantomima senza capo ne coda. Nel mezzo eccoci, siamo tutti noi, gli utenti delle previsioni meteorologiche, stritolati in un tunnel mediatico senza esclusione di colpi, storditi da ineguagliabili ingorghi di parole, presi in giro dai soliti balzelli d’interpretazione all’italiana. Ehi, fermi in attimo: presi in giro? No, questo non è accettabile. 

Ecco allora che, a supporto dei pochi professionisti veramente abilitati (da lunghi e faticosi percorsi di studio), a gestire e divulgare previsioni meteorologiche, si affiancano realtà amatoriali come Meteonetwork, nate dalla passione e con il nobile quanto difficile intento di far da interprete, di fare da anello di congiunzione tra il rigoroso mondo della scienza e quello pratico dell’uomo della strada. L’obiettivo e far capire come utilizzare al meglio le informazioni che ci pervengono dalle previsioni meteorologiche.

Ma cos’è una previsione meteo?

All’inizio una previsione meteorologica si basava essenzialmente su metodi empirici; i detti popolari sono quel che rimane di quell’esperienza maturata da chi viveva e lavorava all’aperto e faceva suo quello che il tempo insegnava giorno dopo giorno. Ma questo poteva forse andar bene per una previsione di 2-3 ore, massimo mezza giornata. Che tempo fa tra 2 ore a Roma? Il tempo che fa adesso; legge della persistenza. Detta così ci azzecchiamo al 90%! Si, bene ma dopo? Ecco la necessita di progettare un modello che simuli l’andamento dei processi atmosferici secondo le leggi della Fisica. Nascono i modelli fisico-matematici.

L’iter che porta alla previsione meteorologica, intesa questa a varie scadenze, è il prodotto finale di un lungo e complesso iter scientifico che utilizza le migliori conoscenze nei campi della Fisica,

della Matematica, dell’Ingengneria, dell’Elettronica e dell’Informatica. E chi è allora un Meteorologo? Il grande Generale Andrea Baroni, recentemente scomparso, rispondeva più o meno così: il Meteorologo è un Fisico, quando studia i processi che avvengono nell’atmosfera, diventa un Matematico, quando li descrive con apposite equazioni, è un Ingegnere quando progetta soluzioni per assolvere alle problematiche legate alla gestione e agli impatti dei fenomeni sul territorio, è Informatico o un esperto di elettronica quando progetta e sviluppa software in grado di gestire i vastissimi database dei dati meteorologici mondiali. Un Meteorologo è anche un divulgatore, aggiungiamo noi, capace di trasformare dati e numeri in concetti friubili a tutti.

Vista così, sembrerebbe una squadra infallibile e invece a volte le previsioni sbagliano. Qualcuno la farà corta dicendo che la Meteorologia è una scienza inesatta, ma in verità, anche questo è sbagliato. La Meteorologia è una scienza esatta, soggetta a procedimenti approssimati.

Vi interesserebbe conoscere il tempo di domani alle 12 con una previsione emessa domani alle 12? Ovviamente no, ecco dunque che negli elaboratori si introducono approssimazioni negli algoritmi di calcolo per ridurre i tempi macchina. Vi interesserebbe conoscere il tempo di Rieti sapendo che i dati utilizzati sono quelli di Roma? Certamente no, eppure le stazioni meteorologiche che forniscono i dati iniziali possono essere distanti anche decine di chilometri. Vi interesserebbe conoscere la temperatura prevista sulla città di Torino, se la griglia dei modelli ad area globale risolve le montagne alzando il capoluogo piemontese a quasi 1000 metri di quota? Tutto questo, come avrete certamente compreso, agisce quale variabile “x” sull’esito di una prognosi, La previsione nasce da processi esatti ma può (e sottolineiamo può) diventare inesatta strada facendo,

E supponiamo allora che dette approssimazioni possano un giorno venir eliminate. La nostra previsione diventerà finalmente perfetta? La risposta purtroppo è ancora una volta no. Questo per una caratteristica tipica dell’atmosfera che chiameremo variabile “Y”, a causa della quale ogni precisissimo calcolo matematico sfugge. Questa è la teoria del caos deterministico, ossia di quella caratteristica dell’atmosfera atta a sviluppare evoluzioni non lineari. Effetto domino, lo conoscete? Lo capì quasi per caso un emerito scienziato, Edward Lorenz, il quale scoprì che facendo partire un primo modello fisico-matematico, per quanto semplificato, dai dati iniziali e un secondo modello a metà dell’elaborazione del primo, quindi sempre con gli stessi dati iniziali, si otteneva un risultato finale completamente diverso tra i due. Egli scoprì che partendo da un grande numero di atmosfere virtuali, le traiettorie sembrano accumularsi tutte su uno stesso oggetto a forma di farfalla, popolarizzato con il nome di Attrattore di Lorenz.

Insomma non ci sono speranze di ottenere previsioni esatte? No, ma possiamo contare su uno strumento potentissimo di interpretazione, la probabilità. Abbandoniamo l’abitudine a intendere una previsione come deterministica, ovvero quello che è previsto sarà la realtà, e inforchiamo una chiave di lettura probabilistica, ovvero, quello che è stato previsto per… è probabile al… Ad oggi la probabilità che una previsione sia corretta a 24 ore sono circa il 90%, il che compensa di gran lunga i danni arrecati da quel modesto 10% errato. Questa percentuale scende all’80% per una previsione a due giorni e al 75% per una  atre giorni, dopodiche il decadimento prognostico evidenzia un limite da tenere in considerazione, poichè scientificamente invalicabile.

Per concludere allora, ecco alcuni importanti consigli per comprendere una previsione meteorologica:

  • Consultare le previsioni diramate da fonti qualificate, diffidare di coloro che propinano previsioni dettagliate oltre le 96 ore di scadenza (5gg).
  • diffidate di coloro che sono soliti usare proclami apocalittici, diffidare di coloro che annunciano feroci ondate di gelo invernale a 10-15 giorni di distanza.
  • diffidate in genere di chi scrive con toni urlati, utilizza frasi onomatopeiche o ipnotizza con cartine dai coloro sgargianti. Molto probabilmente sono state estratte da corse deterministiche senza alcun valore prognostico.

E un ultimo consiglio: imparate ad ammirare il cielo, a vivere con il tempo atmosferico a riconcigliarvi con la natura. I segni del tempo sono scritti nelle nuvole. Solo così potremo metterci quel pizzico di istinto, quel poco di esperienza, quel valore aggiunto personale che a volte, per una previsione locale, fa davvero la differenza.

 

di: Luca Angelini

da: www.meteonetwork.it